MF rec B


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NEEM Teatrinz
1983
2015, Setola di Maiale SM2790

01 _ Happy together (1a versione)
02 _ Impro swing
03 _ I'm an old cowhand
04 _ Gastone
05 _ La freccia nera
06 _ La pansè
07 _ O'sarracino
08 _ Pinocchio (I've got no strings)
09 _ I salamini
10 _ Happy together (2a versione)
11 _ Il primo furto non si scorda mai
12 _ Sabato notte
13 _ Magic fingers
14 _ Mamma Rosa

Francesco Donnini _ cornet _ trombone _ piano
Edoardo Ricci _ alto sax _ bass clarinet
Massimo Falascone _ alto sax _ baritone sax
Eugenio Sanna _ electric guitar
Roberto Del Piano _ electric bass
Filippo Monico _ drums

Andrea 'Pippo' Picchietti _ recitation _ trombone on tracks 1 and 3

1 to 3 recorded live in Milano, Ciao Maria, 09.12.1983
4 to 9 recorded live in Cividate al Piano, 26.03.1983
10 to 14 recorded live in Milano, Doors, 31.03.1983
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Painting – Edoardo Ricci, Francesco Donnini


Dalle note di copertina dello scrittore Francesco Donnini: "1. Da Firenze a Milano. Agli inizi degli anni ottanta alcuni musicisti del neem teatrazz (Insieme eterogeneo di musicisti dell'area fiorentina nato nel 1974) iniziarono una collaborazione assai serrata con alcuni strumentisti dell'area milanese, il batterista Filippo Monico e il bassista Roberto del Piano. Quando ai due si aggiunge il sassofonista Massimo Falascone si crea la situazione per trascinare a Milano la componente più cabarettistica del preesistente gruppo musicale conosciuto come N.e.e.m. C'è spazio per la musica da strada da portare nei carnevali e nei cortili milanesi insieme ai giovani clown del teatro regionale del Coffetti, e c'è spazio per l'ibrida proposta musicale (musica leggera più free jazz) da portare nelle osterie sui Navigli. 2. L'animazione nei cortili. Soprattutto nei cortili del Gratosoglio e di Opera si copre di gloria la formazione che annovera Ricci, Del Piano e Falascone ai sax, Donnini alla cornetta e al trombone, Monico al rullante e Picchietti alla cassa e al megafono (a cui vanno aggiunti talvolta Bartolini e Gatteschi ai sax, e Falascone jr. al contrabbasso). Il pubblico richiede precise canzoni e, dalle finestre sul cortile, viene giù qualche foglio da mille (!). Il Donnini, messo così alle strette, scova nella sua memoria antiquata le canzoni e arie d'opera richieste, sentite canticchiare da parenti sotto la doccia o da mamme e zie intente a cambiar caccosi pannolini a frignanti cugine. Ne ripropone, a orecchio e di brutto, la versione monodica per cornetta, su cui il Picchietti si esalta con voce chioccia e tremolante, e i sax sovrabbondanti impazzano stocastici, chiamando in causa tutti e dodici i cafoni previsti da Schoenberg. E rulla nel contempo il Monico, e il pubblico fa volare le cinquecento lire e chiede “Bandiera Rossa” promettendo in cambio anche pane e salame e vino del Sud. 3. L'orchestrina nelle osterie. Per quanto riguarda la musica proposta nelle serate all'osteria, il repertorio e soprattutto gli arrangiamenti hanno una storia singolare. Infatti i validi musicisti del combo fiorentin-milanese definito “N.e.e.m. Teatrinz” decidono di utilizzare quel famoso “Quaderno dei deficienti” che il maestro (maestro elementare!) Francesco Donnini aveva scritto a due e tre voci per i principianti assoluti della Banda di Serpiolle. A niente valgono le proteste del suddetto maestro, che vorrebbe scrivere più dignitosi brogliacci per cotanti musicanti. Gli ostinati si ostinano a sonare quelle facilissime combinazioni, e il pubblico alcolista dei Navigli alle barbare note e agli sgraziati accordi accorda il suo gradimento, appunto, al punto che una sconosciuta francesina s'ignuda le ciocce alle note di “Sabato nocce” di fronte agli esterrefatti sonatori, adusi ai pernacchi più che agli strip. Alle musiche si sovrappongono gli squinternati versi del poeta sassofonista Ricci, recitate dal sinistro Picchietti. 4. La fine del Teatrinz. Per un po' si va avanti così, con trasferte avventurose su un pulmino Fiat 850 (il cosiddetto pulmino delle monache). Poi una sera, a Monza, ci negano il rimborso delle benzina da Firenze perché ce lo siamo consumato scolando troppe birre (di solito le birre l'orchestra non le paga...). Episodi come questi hanno messo in crisi anche i Blues Brothers. Si rompe anche la cinghia del pulmino delle monache. Il muro di Berlino scricchiola. Il Sol dell'Avvenire è in ritardo. Rimangono i nastri che un giorno Roberto del Piano forse ritroverà fra le rovine della Milano da bere…". Un disco imperdibile per chi ha seguito negli anni questi artisti, sarà sorprendente ascoltarli in questa veste 'improbabile" tra canzone e free jazz.

"(...) L'avvento del nuovo free jazz europeo degli anni sessanta fu accompagnato dalla necessità di abbinare lo stile improvvisativo con i "gioielli" di famiglia; sebbene il free olandese avesse basato molte delle sue prerogative sulle intersezioni con il teatro, anche l'Italia in fondo, sia per credenziali storiche di nascita che per il dilagante fermento intorno all'opera lirica, ne possedeva altrettante qualità; nell'area milanese le aggregazioni di musicisti furono da subito convinti che l'identità del nostro jazz si dovesse basare sulle prodezze del canto e della melodia e in questo senso, non mancarono certo gli episodi a supporto; ma in quegli stessi anni (fine sessanta/inizio settanta), soprattutto per merito di un circolo di musicisti fiorentini, nacque un calderone sub-culturale ancora più provocante e dissacratorio che permetteva di spaziare in maniera pressoché totale sullo stato dell'arte italiana: questi musicisti venivano invitati a sostenere le manifestazioni antinucleari o gli scioperi di una riconosciuta rinomanza sociale e suonavano in maniera estemporanea su dei grossi camions colmi di strumentazione sostenendo i propri istinti musicali e di pensiero; non passò molto tempo che i fiorentini sentissero l'esigenza di immortalare le loro performance in un disco e per l'occasione chiesero proprio la collaborazione ad alcuni musicisti milanesi. Il N.E.E.M. (che sta per Nuove Esperienze Eretico Musicali) pubblicò per la Materiali Sonori il n. 13 del suo catalogo long-playings intitolandolo "Come eravamo brutti da piccini", connotandosi anche come Tea Trazz (che stava come contrazione di teatro jazz): in barba a qualsiasi definizione o etichettatura musicale, il gruppo si presentava acido, dissacratorio (qualcuno parlò anche di teatro del cazz), e votato alla globalizzazione artistica di vario genere; nei loro spettacoli non c'erano solo improvvisatori schizzati o avanguardisti da "strapazzo", ma la collaborazione spesso si estendeva ad attori, ballerini, nonché uomini o donne comuni assolutamente senza funzioni, che partecipavano a questo show figlio dell'ironia dei tempi. Data la provenienza jazz dei suoi musicisti, il N.E.E.M. musicalmente presentava una struttura adeguata al genere, ma senza nessun legame di sorta: free jazz ed organizzazione da concerto bandistico paesano masticavano qualsiasi cosa per destrutturarla: poteva essere una melodia, una poesia, un proclama; alcune esperienze inglesi (quelle di Coxhill ad esempio) erano probabilmente state d'aiuto nell'elaborare un progetto che abbracciava anche interessi locali. Nel 1983 nacque una nuova versione del N.E.E.M., quella del Tea Trinz (che potrebbe essere vista come contrazione di teatrino jazz), che non avendo modo di creare scompiglio nei grandi spazi cominciò a crearli negli spazi ridotti dei cortili, dei locali privati (osterie) e al massimo in manifestazioni carnevalesche. Milano fu infestata da questa ondata spazza perbenismo con spettacoli che vennero anche registrati a Milano e Cividate al Piano: è su queste esibizioni che viene costruito l'antologico "Neem Teatrinz" pubblicato dalla Setola di Maiale, che si appresta a diventare una storica testimonianza discografica italiana di quel particolare movimento musicale, dal momento che "Come eravamo brutti da piccini" non è mai stato ristampato (e forse non lo sarà mai). In queste operazioni molti penseranno di perdere il proprio tempo: ma è un falso approccio! Una buona guida all'ascolto dovrebbe mettere in evidenza come questo "piccolo" documento sonoro rappresentasse molta della specificità del pensiero della nostra musica alternativa e in alcuni casi pur in presenza di una non sempre eccellente navigazione profusa dalla registrazione, viene mostrato al buon orecchio comunque un buon numero di leccornie; con una differenziazione evidente dovuta all'ambiente della perfomance, il complesso fiati attira la prestazione da cortile mostrando l'eccitazione del binomio tra l'ideatore Francesco Donnini (cornetta, trombone e piano) e Andrea Picchietti (trombone e recitazione), mentre gli ambienti meno estemporanei regalano gli assoli in stile blues stralunato del basso di Del Piano, le invenzioni al sax e le recitazioni gastronomiche di Edoardo Ricci, i serissimi passaggi al baritono di Massimo Falascone e le strutture chitarristiche (invero tra le più tranquille mai sentite) di Eugenio Sanna. E' un viaggio in una baraccopoli dove si trovano residui dei Turtles, Zappa, Bing Crosby, del foklore italiano, delle band delle feste patronali e della poesia stradaiola e chiassosa. Quella dei N.E.E.M. fu un'operazione da laboratorio tesa ad un allargamento delle visuali improvvisative e allo sviluppo del teatro da strada ed è veramente sconfortante pensare alle distanze che ci separano da altri paesi in termini di finanziamento a queste forme artistiche. Vi anticipo che avrete qualche problema a sistemare la scaletta dei brani: anche lì c'è un precipuo divertimento nel confondere le cose."
Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2015.

"(...) Formée par des piliers de la free-music de Milan et Florence, NEEM est une aventure délirante avec une saveur profondément péninsulaire enregistrée à l’époque où les Giancarlo Schiaffini, Andrea Centazzo, Gaetano Liguori, Guido Mazzon, Massimo Urbani et Demetrio Stratos avaient le vent en poupe. Evoquant l’esprit des débuts de Breuker, l’ICP Orchestra ou le Mike Westbrook Brass Band des seventies avec une part de lyrisme sarcastique, cet orchestre itinérant rassemble une bande de joyeux drilles qui sont toujours actifs et célèbrent encore leur amitié éternelle. Il semble que les NEEM se déplaçait aussi en mode portatif l’un se chargeant de la grosse caisse, le batteur de la caisse claire et le bassiste embouchant approximativement un saxophone. Francesco Donnini, cornettiste, tromboniste et pianiste, décrit leurs équipées dans les notes de pochette. Sa prose gratinée est en soi un morceau d’anthologie relatant leurs mémorables virées: cortili populaires où les billets de mille lires pleuvaient des balcons, osteria de banlieue où une française éméchée salua leur performance en dévoilant son postérieur, cachets dévolus à l’œuvre de la soif. Roberto Del Piano bassiste électrique par nécessité. Une malformation de la main gauche lui interdisant la contrebasse, Del Piano inventa doigtés et figures sur sa fretless homemade à l’instar de Django. Filippo Monico, batterie. Lui et Del Piano, ont cachetonné avec Gaetano Liguori dans les clubs interlopes de Lombardie nella musica leggera et joué après Miles Davis (!) avec Massimo Urbani encore ado ou à Cuba dans des méga-festivals. Massimo Falascone et Edoardo Ricci, saxophones. Fins connaisseurs de Roscoe Mitchell et d’Eric Dolphy, toujours d’aplomb quoi qu’il arrive et parmi les plus fins souffleurs transalpins. Eugenio Sanna, guitare. Entre free-rock et exploration sonique. Andrea «Pippo» Pichietti, recitazione et trombone d’occasion. C’est le poète provocateur de la bande qui prend tout en dérision y compris ses collègues! Ça démarre avec Happy Together, le tube des Turtles dont les chanteurs Howard Kaylan et Mark Volman furent des Mothers of Invention de Zappa en 1971. Le répertoire se délecte des chansons italiennes, d’airs d’opérette ou de standards improbables (Old Cowhand) joué de manière narquoise, persifleuse ou faussement candide, le tout émaillé d’improvisations tous azimuts. Au fil des plages, leur assurance croît pour se terminer par Mamma Rosa qu’on jurerait interprété par un orphéon endiablé dans un coin perdu des Apennins. À tout point de vue ceux de NEEM ne se prenaient pas au sérieux et l’orchestre est resté un des secrets les mieux gardés de la free-music de la péninsule. Tout ce qu’ils ont gagné se résume aux accolades des auditeurs d’un soir abasourdis par leur évocation d’un autre monde, utopique, celui de la vraie vie."
Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx - Improv' and Sounds, 2015.